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glutine, cereali, orzo, farine, avena, mais grano fiocchi,
Gran
raccolto grano duro ma prezzi bassi
Agricoltura/ Cia: per grano duro raccolto record ma prezzi
bassi
Previsti 5,8 mln di tonnellate (+45%)
Roma, 18 setembre 2008 (Apcom) - Raccolto record ma prezzi
in discesa per il grano duro in Italia. Questa, almeno, è
la valutazione data dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori
che, sul fronte delle quotazioni,
indica anche punte del -40% rispetto alla fine del 2007. L'organizzazione
agricola ha analizzato la situazione del comparto con uno
studio presentato oggi nel corso della quarta Festa nazionale
dell'Agricoltura in svolgimento a Genova. Le ultime stime
Istat-Ismea relative all'agosto scorso - dice la Cia - rilevano
un volume produttivo di circa 5,8 milioni di tonnellate, che
consente al bilancio cerealicolo nazionale di guadagnare il
45% circa rispetto allo scorso anno. La superficie si attesta
intorno ad 1,5 milioni di ettari. Tra i motivi che hanno favorito
gli investimenti agricoli, la Cia evidenzia gli elevati prezzi
di mercato registrati lo scorso anno a livello globale, il
recupero di terreni vocati alla produzione, il buon andamento
climatico, il superamento del set aside.
"Inoltre, le ultime stime fornite dal Centro comune
di ricerca della Commissione europea riferiscono - fa notare
la Cia - di un deciso miglioramento delle rese produttive
nell'intera Ue-27, con una resa media per ettaro di 3,09 tonnellate/ha,
ovvero più 9% rispetto allo scorso anno e un ben più
12% nei confronti della media degli ultimi cinque anni. La
resa si attende decisamente superiore, sempre rispetto agli
ultimi cinque anni, soprattutto nel nostro Paese e a seguire
in Spagna, Francia e Grecia".
"In base ai dati sulle superfici investite a grano duro
nel 2008 fornite dal ministero delle Politiche agricole, alimentari
e forestali - spiega quindi la Cia - l'incremento degli ettari
a grano duro rispetto al dato 2006 è stato particolarmente
elevato per l'Emilia Romagna (più 113%), la Sicilia
(più 56%), la Basilicata ( più 42%) e la Toscana
(più 41%). Da rilevare ancora che la superficie totale
italiana a grano duro nel 2008 si è attestata su livelli
simili al 2004". Secondo i tecnici dell'organizzazione
agricola, inoltre, un dato molto significativo è rappresentato
dall'ottimo andamento delle rese per ettaro in estese aree
di produzione.
Ecco la situazione nelle regioni produttive più significative
secondo quanto rilevato sempre dalla Cia. Sicilia: la superficie
investita a grano duro è stata di circa 500.000 ettari,
con una produzione prossima ai 9 milioni di quintali. Rispetto
allo scorso anno si è registrato un incremento di circa
il 15-20% sia per i volumi che per gli ettari coltivati. Toscana:
la produzione di grano duro ammonta a circa 424 mila tonnellate
( più 24% rispetto al 2006/2007), la superficie raggiunge
circa 123 mila ettari (più 20%). Basilicata: gli ettari
investiti a grano duro sono stati circa 170.000, equamente
distribuiti tra le province di Potenza e di Matera. Si tratta
di circa il 10% in più rispetto al 2007. I quantitativi
prodotti vengono stimato interno ai 6 milioni di quintali.Puglia:
la superficie investita a grano duro è di circa 400.000
ettari (nel 2007 era stata di circa 380.000 ettari), con una
produzione di circa 11-11,5 milioni di quintali. Marche: l'incremento
sia in termini di superficie che di quantità prodotta
può essere stimato interno al 30% rispetto alla precedente
campagna cerealicola.
Fonte APCOM (18 settembre 2008)
Negato
il commercio di soia OGM
Secondo i ministri dell'agricoltura la
soia ogm non deve essere coltivata nè commercializzata.
L'ultima parola spetta al Comitato Esecutivo Europeo
L'ultimo
passo verso l'autorizzazione al commercio di soia geneticamente
modificata, la valutazione da parte del comitato esecutivo europeo,
giunge oggi dopo un iter burocratico durato un anno e che ha
visto i ministri dell'agricoltura riuniti a Bruxelles negare
l'autorizzazione alla vendita della soia geneticamente modificata
A2704-12 prodotta dall'azienda tedesca Bayer CropScience AG.
La Bayer aveva inoltrato una richiesta di vendita sul mercato
della sua soia geneticamente modificata due anni fa ed il primo
nulla osta era arrivato nell'agosto del 2007 dall'Autorità
Europea per la sicurezza Alimentare, che aveva escluso che questo
tipo di soia potesse avere effetti negativi sulle persone o
sugli animali. Su questa base, la Commissione europea aveva
elaborato nell'aprile 2008 una bozza di decisione che ne autorizzava
la vendita ma il Comitato sul cibo e la salute degli animali,
un organismo nato nel 2002 per supportare
l'esecutivo europeo nelle decisioni in materia alimentare, fermò
l'autorizzazione poichè non vi fu accordo tra i suoi
membri.
Nelle votazioni riguardo la commercializzazione della soia ogm
i rappresentanti di 13 Stati votarono a favore, 8 contrari e
5 si astennero dal voto.
La situazione si è ripetuta a Bruxelles dove i Ministri
dell'agricoltura, in una sessione di consiglio durata fino a
tarda notte, non han trovato un accordo riguardo l'autorizzazione
richiesta dall'azienza Bayer, mancando una maggioranza qualificata
sia a favore che contro.
Ora sarà compito dell'esecutivo europeo prendere una
decisione definitiva in merito. Se darà il via libera
alla commercializzazione della soia A2704-12, questa potrà
essere venduta negli Stati membri solo se incorporato nei cibi
o nei mangimi per gli animali. Nessuna autorizzazione invece
per la coltivazione diretta.
Il primo via libera, giunto nel 2007, ha suscitato la reazione
degli ambientalisti. In particolare Rossella Muroni, direttore
generale di Legambiente, ha posto l'attenzione sul fatto che
l'utilizzo di ogm non ha mai risolto nessuna emergenza alimentare,
piuttosto ha incrementato il profitto delle multinazionali produttrici.
La Muroni ha anche ricordato che "La crisi alimentare della
zootecnia non si risolve con l'introduzione degli Ogm ma, piuttosto,
eliminando i monopoli e modificando le politiche adottate dai
paesi sviluppati. Sono le produzioni nazionali autonome, coltivate
nel rispetto del proprio sistema agroalimentare, la vera scelta
per scongiurare l'attuale scarsità di mangimi ed il giusto
modo per assicurare la salute e la sicurezza sulle nostre tavole".
A cio si aggiungono le preoccupazioni riguardanti le possibili
conseguenze sull'uomo e sull'ambiente dell'introduzione di organismi
geneticamente modificati.
Di tutti questi fattori dovrebbe tener conto la commissione
UE alla quale spetta ora la decisione, dopo il gioco, non nuovo,
di scarico delle responsabilità attuato dai paesi europei.
E probabilmente la commissione UE darà l'approvazione
in linea con la politica di aprire al biotech per incrementare
il mercato delle multinazionali produttrici.
Redazione MolecularLab.it
(18/07/2008)
Salgono
i prezzi di produz. in agricoltura
Agricoltura/
Coldiretti: costi produzione +11%, colpa dell'energia,
Concimi +52%, spese per colture cereali +17%, per allevamento
+9%
Roma,
(Apcom) - L'aumento dei prezzi delle materie prime e dell'energia
spinge alle stelle i costi di produzione in agricoltura, che
aumentano mediamente dell'11 per cento. Lo afferma la Coldiretti
in riferimento alle stime di Nomisma sul rincari del 6% per
la bolletta della luce e del 3,7% per quella del gas.
"L'aumento record delle bollette energetiche all'inizio
dell'autunno colpisce- precisa la Coldiretti - soprattutto
le attività agricole che necessitano del riscaldamento
delle serre, in particolare fiori, ortaggi e funghi, di locali
come le stalle, ma anche per l'essiccazione dei foraggi destinati
all'alimentazione degli animali, oltre a quelle che utilizzano
il carburante per il movimento delle macchine come i trattori".
"Tra i fattori della produzione che hanno subito maggiori
rincari - prosegue l'organizzazione - ci sono i concimi (+52%)
necessari per fertilizzare il terreno, mentre tra i settori
a soffrire di più per l'incremento dei costi sono la
coltivazione dei cereali come grano, mais e riso con incrementi
del 17 per cento. Rincari record si hanno anche per le coltivazioni
industriali (+12%) come il pomodoro e per l'attività
di allevamento per latte e carne che - conclude la Coldiretti
- sono aumentati del 9 per cento per bovini e suini".
Fonte: APCOM (11/09/2008)
Soia:
produzione interna insufficente
cereali,
mangimi
Roma - Italia sempre più dipendete dall'estero per
i semi di soia. "Ad oggi la produzione nazionale riesce
a coprire appena il 30% dei fabbisogni interni - rende noto
l'Ismea - contro una percentuale che, nel 2001, era del 43%
e due anni fa del 52%. La produzione nella campagna 2002/03
dovrebbe scendere a quota 663mila tonnellate, contro le 882mila
della scorsa annata, segnando così una contrazione del
25% su base annua (altre fonti indicano cali anche più
sensibili).
Una situazione, questa, che in contemporanea spinge le importazioni,
previste in crescita del 37% per un quantitativo superiore a
un milione e mezzo di tonnellate contro 1,1 milioni della scorsa
campagna"
[ASCA]
Semi
di girasole: produzione in calo
Roma
- Previsioni negative per la produzione di semi di girasole
per la campagna 2002/03. Secondo le stime Ismea il raccolto
dovrebbe scendere a quota 402mila tonnellate, contro le 411mila
della campagna precedente segnando un calo del 2% su base annua.
"Le importazioni si legge in un comunicato dell'Ismea -
in aumento dell'8,3% dovrebbero portarsi a 130mila tonnellate,
mentre l'utilizzazione interna è prevista in crescita
dell'1% (528mila tonnellate contro 526mila dell'anno precedente).
Il grado di autoapprovvigionamento, che nella campagna 2001/02
era stato pari al 78%, dovrebbe scendere quest'anno al 76%"
[ASCA]